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Che il 2020 sia stato un annus horribilis è stato detto un po’ in tutte le salse, condito da meme e variegati auspici di non rivivere periodi simili. Sfortunatamente il nuovo anno non si sta mostrando più promettente e, inevitabilmente, in molti si sono fatti attanagliare dalle minacciose nubi che grondano l’oriente di incertezze e timori.

 

Se è vero che, in queste condizioni, diventa difficile programmare e, generalmente, ancor più difficile guardare con fiducia al futuro, è indubbio che senza la voglia di reagire e anche rischiare un po’, diventa improbabile (impossibile?) uscire da questo infido guado limaccioso.

Certamente non è facile, ma investire oggi nella crescita aziendale può significare essere pronti, domani, ad affrontare nuove sfide e, plausibilmente, diventare protagonisti di un mercato che, inevitabilmente, sarà diverso dall’attuale.

Le opportunità ci sono e anche interessanti incentivi che consentono di recuperare parte dei costi sostenuti, rendendo ancor più vantaggioso aggredire il futuro invece di lasciarsi sopraffare dagli eventi!

 

Del credito di imposta per le attività di Ricerca e Sviluppo abbiamo già parlato a settembre, ma l'importante novità è che la Legge di Bilancio 2021 l'ha rinnovato (prevedendo alcune modifiche in termini di adempimenti documentali), riconfermandolo per 2021-2022, consentendo quindi anche una programmazione su base biennale. La misura consente di recuperare, per i progetti avviati nelle regioni del Sud Italia, fino al 45% (per le micro e piccole imprese) degli investimenti sostenuti, con un incremento che arriva al 67,5% qualora l'attività venga affidata ad una startup innovativa, un'università o un ente di ricerca.

 

Se la ricerca rappresenta il volano per la scoperta di nuovi processi aziendali o beni o servizi innovativi da offrire sul mercato, la formazione costituisce, inevitabilmente, lo strumento ideale per rafforzare il know-how interno, investendo nei dipendenti, vero cuore pulsante di qualsiasi impresa. Anche in questo caso c'è un credito di imposta che supporta tali iniziative: il 50% del costo omnicomprensivo delle ore di lavoro del personale impegnato in formazione 4.0 (cioè legata a tematiche afferenti l'innovazione tecnologica, come Big Data, Cyber Security, Internet of Things, Realtà Aumentata e Virtuale, ecc.) può essere recuperato come strumento di cimpensazione delle tasse che l'azienda deve pagare. Tale percentuale vale per le micro e piccole imprese, mentre scende al 40% per le medie imprese e al 30% per le grandi imprese: valori che comunque consentono di abbattere sensibilmente i costi, a fronte di una rilevante valorizzazione delle risorse umane.

Per gli investimenti che riguardano i beni strumentali, inoltre, sono presenti altri incentivi che, soprattutto al Sud, possono diventare straordinariamente vantaggiosi. Acquistare macchinari per l'ampliamento o la creazione di nuove unità operative può rientrare in un piano che porta al 45% di credito di imposta sulle spese sostenute. L'incentivo può essere cumulato con un ulteriore 50% qualora i beni rientrino nell'ambito del piano Industria 4.0 (es. robotica intelligente, sistemi messi in rete, interfacce uomo-macchina particolarmente evolute, ecc.), arrivando quasi a recuperare interamente il costo sostenuto.

 

Sappiamo, in sintesi, che la situazione mondiale, e italiana in particolare, non è semplice, tuttavia è proprio in questo momento che scommettere su se stessi e sulla propria attività imprenditoriale può fare la differenza e, in questo momento storico, ci sono strumenti che rendono ulteriormente vantaggioso farlo... o almeno provarci. Noi di Wonderlab lo stiamo facendo internamente e, in qualità di startup innovativa, stiamo assistendo diverse aziende in questo processo di transizione che può gettare le basi per un futuro ben più roseo e senza nuvole...

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