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 Parliamo di innovazione! È il leitmotiv del nostro giornale, il centro della vision di Wonderlab, ma, soprattutto, il termine con cui si riempiono la bocca, non sempre a ragione, i principali produttori di dispositivi tecnologici.

Ma cos’è l’innovazione? Secondo la Treccani essa è “L’atto, l’opera di innovare, cioè di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi di produzione” e, allora, chi fa davvero innovazione? Gennaio, normalmente, è il mese degli annunci e dei lanci dei prodotti che dovranno aggredire il mercato nell’anno che viene. Non a caso, è proprio in questo periodo che si tiene il CES (https://www.ces.tech/), il più grande evento mondiale dedicato alle tecnologia, durante il quale i colossi del settore fanno sfoggio delle nuove proposte, mostrando talvolta dei concept più che veri e propri modelli, sui quali stanno ancora lavorando in vista di futuri prodotti commerciali. È in questo e in altri eventi simili che vengono presentate le idee più innovative, negli anni scorsi, ad esempio, furono lanciati i primi televisori e monitor curvi, gli smartphone pieghevoli, le auto che cambiavano colore, ecc. Molte idee non sono poi atterrate realmente sul mercato perché rivelatesi troppo ambiziose o troppo costose… è il prezzo dell’innovazione: spingere troppo in avanti può essere vincente ma anche un azzardo perdente. Innovare richiede dunque soldi (tanti) ma soprattutto idee e queste sembrano mancare sempre più: nell’era del grande sviluppo dell’intelligenza artificiale, è quella umana ad essersi arenata! Se andiamo a vedere, ad esempio, uno dei settori più competitivi e floridi, quello degli smartphone, il concetto di innovazione si è letteralmente arrestato! Nei grandi marchi, l’evoluzione da un modello al successivo si traduce spesso nell’aumento della memoria (RAM, hard disk, o entrambi), qualche grammo di peso o di spessore in meno e qualche millimetro di schermo in più. Alcuni “illuminati” aggiungono una fotocamera sul retro e delle funzionalità in AI che saranno realmente comprese e percepite da una minima parte degli utenti… Non c’è rischio, non c’è quella “fame” di cui parlava Jobs, si va sul sicuro puntando sul miglioramento dell’esistente, con un conseguente appiattimento delle idee. D’altra parte, evidentemente, è questo ciò che chiede il mercato se ogni nuovo iPhone diventa un best seller anche se solo in pochi saprebbero dare una reale motivazione perché passano, ogni anno, dal vecchio modello al nuovo. Forse la memoria dei cellulari cresce sempre, ma è quella dei consumatori che non funziona più tanto bene…

 

 

 

 

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